Ogni anno, più di un milione di persone perde la vita, e un numero ancora superiore è vittima di lesioni non mortali, a seguito di atti di violenza auto inflitta, interpersonale o collettiva. Complessivamente la violenza è una tra le maggiori cause di morte a livello mondiale per le donne di età compresa tra 15 e 44 anni.
La drammaticità dei numeri
Secondo l’Istat, un milione e 157mila donne avrebbero subito una violenza sessuale nel corso della vita, tra stupri e tentati stupri.
I dati relativi al 2016 risultano allarmanti: tra le donne abusate dai partner, il 90,6% ha subito rapporti sessuali indesiderati; il 79,6% tentativi di strangolamento, soffocamento e ustione; il 77,8% schiaffi, pugni, calci e morsi. Le percosse, in una minoranza dei casi (1,5%), hanno provocato danni permanenti. Tra le mogli e le fidanzate vittime di violenza, il 37,6% ha riportato ferite o lesioni, il 21,8% soffre di dolori ricorrenti. Neppure la gravidanza ferma gli abusi, anzi nel 7,5% dei casi è il motivo che provoca l’ira dell’uomo.
I picchi di violenza, spiega l’Istat, sono spesso anticipati da vessazioni psicologiche, uno stato di soggezione che riguarda 4 donne su 10: il 40,4% le vittime di violenza psicologica, ad esempio attraverso la svalutazione o sottomissione.
Il 40,4%, oltre 8,3 milioni, è stata abusata verbalmente fino a sopportare gravi danni allo sviluppo della propria personalità, una su 4 ha difficoltà a concentrarsi e soffre di perdita di memoria.
La maggior parte delle vittime non denuncia l’aggressore,
solo il 12% del campione nazionale giunge al servizio o alle forze dell’ordine
Come interviene il Servizio Sociale?
La presa in carico delle donne che hanno subito violenza vede una disponibilità di servizi e professionisti che si attivano nell’accoglienza della vittima, nella presa di coscienza del problema fino alla creazione di un progetto di autonomia per la donna e i suoi figli.
I protagonisti della presa in carico si distinguono tra privato sociale (Centri Antiviolenza, Casa delle donne, …) e pubblico (Servizio Sociale Territoriale e Forze dell’ordine).
L’accoglienza e il primo contatto sono momenti fondamentali: la donna, attraverso il contatto con l’operatore sociale, durante il colloquio può aprirsi, trovare uno spazio per raccontare la violenza taciuta. Resta alla vittima la scelta se intraprendere o meno il percorso di uscita da una situazione di violenza. La costruzione di un rapporto di fiducia con l’assistente sociale è alla base per stimolare nella donna il pensiero del cambiamento, la possibilità di migliorare la propria condizione, di valutare i rischi di tale scelta. Alla donna vanno fornite informazioni sulle risorse disponibili, sulle possibili azioni a sua tutela, sui rischi per sé e per i figli.
L’intervento del servizio sociale intende dare risposta ai bisogni di ascolto e accompagnamento della donna, per questo il segreto della donna maltrattata è sempre tutelato.
L’atteggiamento professionale, partecipativo ed empatico, permette alla donna di considerare l’assistente sociale un punto di riferimento stabile, in grado di accompagnarla nel suo percorso di autonomia e libertà. Fornire informazioni utili è il primo aiuto concreto a chi si trova a dover lottare con la minimizzazione del problema da parte di familiari e amici.
L’allontanamento della donna dal maltrattante prevede il coinvolgimento di più operatori per un sostegno sociale, psicologico e legale, poiché la vittima deve ritrovare dentro di sé le risorse emotive per intraprendere una strada, che le consenta di ricostruire il proprio percorso e per riorganizzarsi.
L’assistente sociale del territorio può essere supportata, nella gestione dei casi, dall’équipe che si occupa dei casi di abuso e maltrattamento (composta da psicologhe, assistenti sociali e forze dell’ordine) presente sul territorio di riferimento.
L’assistente sociale offre il suo sostegno attraverso attività informative, colloqui di empowerment, invio a servizi sanitari e specialistici; si occupa inoltre di progetti di prevenzione, coinvolgendo trasversalmente tutte le fasce d’età e tutti i contesti sociali.
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Chi chiamare per chiedere aiuto?
Il Dipartimento per le Pari Opportunità ha messo in campo il numero di pubblica utilità 1522, nato per il sostegno e l’ascolto delle donne in difficoltà, è ora diventato anche un importante riferimento per tutte le vittime di stalking: il numero è attivo tutti i giorni per 24 ore al giorno e, oltre ad essere completamente gratuito sia da fisso sia da mobile, è disponibile in più lingue. Al fianco della soluzione ministeriale, è nato anche il Telefono Rosa: attivo 24 ore al giorno ed è raggiungibile chiamando il numero 06-37518282.